domenica 30 novembre 2008

25° Firenze Marathon



Ed eccoci alla fine della grande fatica di quest'anno. Chi arriverà in fondo tra me, Sabina e Ferruccio per vincere il Grande Slam 2008?

Considerato che ho quasi 4 ore di vantaggio sui due (babbo e figlia) ma tutti abbiamo completato le varie prove devo NECESSARIAMENTE FINIRE FIRENZE MARATHON o dirò addio alla Spalla offerta dal Presidente ç__ç

Le sensazioni alla partenza non sono delle migliori (pioggia incessante fino allo start, un po' di febbre e la disperazione nel dover fare ancora una volta l'unico evento che mi ero ripromesso di non fare più) ma ormai è in calendario e devo fare anche questa.

Alla partenza dico tra me e me: "ma perchè non ho messo nel programma del Grande Slam un'altra Maratona? una qualsiasi tanto più brutte di questa corsa qui non c'è niente". Dall'altra parte invece avevo Sabina e Ferruccio gasatissimi perchè adorano questa corsa e sentivano la gioia nell'essere vicini al completamento del grande Slam.

Ma poi torno a concentrarmi perchè ho tre obiettivi a Firenze: finirla prima di tutto, migliorare il mio personale ma anche raggiungere il traguardo delle 3h e 15min che mi sono autoimposto per cercare di distogliere il pensiero dalla noia di dover correre per Firenze.

Si parte e nei primi 6 km guadagno 1 minuto come previsto dato che siamo in discesa poi proseguo a ritmo costante fino al 13 km. A questo punto mi fermo la bellezza di 1 min e 46 sec. a ridosso di un albero per liberarmi da una vescica ormai enorme ma poco male tanto se ne ho nelle gambe cercherò di recuperare da ultimo.

Queste sono state le mie ultime parole famose perchè al 23esimo la Caviglia sinistra per cui tanto ho patito a Luglio e Agosto mi ha abbandonato: era come correre con un blocco di pietra al termine della gamba che, in fase di rilascio andava per conto suo senza seguire la linea del movimento di corsa.

Per un istante ho addirittura pensato di ritirarmi perchè mi rendevo conto che per altri 20 km non avrei mai retto una media di 4min e 36 sec /km rischiando di inciampare ogni metro ma poi mi si è stampata davanti agli occhi una scena: Sabina e Ferruccio che mi invitano a casa loro a cena e, con volto sorridente e affabile mettono in tavola la Spalla di Prosciutto che avrebbero vinto col Grande Slam e mi chiedono se vogliono assaporare una fettina ghignando sarcasticamente per il loro trionfo.

Bhè questa scena mi è bastata per dire dentro di me che Firenze l'avrei conclusa anche strisciando sui gomiti ma a loro non avrei mai potuto dare questa soddisfazione.

Ho quindi deciso di rallentare e questo mi ha permesso di controllare meglio il movimento. La crisi del 35esimo poi si è fatta sentire aggravando la situazione ma non sono mai andato più piano di 5:10/km.

Morale della favola ho raggiunto due obiettivi su tre: ho vinto il grande Slam 2008, ho migliorato il mio personale di 9 min circa ma non ho raggiunto l'obiettivo del tempo finale. Al traguardo sono passato in 3 ore 21 min e 01 sec.

Firenze si è dimostrata ancora una volta la mia bestia nera con i suoi continui cambi di direzione, le pendenze, la strada sconnessa nel centro cittadino e il purgatorio delle Cascine.

Niente da dire sui ristori, i luoghi attraversati e sull'organizzazione questo è poco ma sicuro. Gli organizzatori hanno ragione obiettivamente a vantare questa corsa come una delle più belle d'Italia ma personalmente la ritengo una delle più brutte corse che ho fatto perchè correre in città mi annoia tremendamente. Più brutta di Firenze c'è stata soltanto Roma nel mio palmares ma ormai chi mi conosce lo sa: nello Spirito Trail non c'è molto spazio per l'asfalto, soprattutto quanto è in centro cittadino!!!

domenica 9 novembre 2008

Maratonina di Civitavecchia 2008



Una giornata di sole con un clima stupendo nonostante fosse il 9 Novembre.
Ho conosciuto un bel gruppo podistico e nuovi amici (il Peter Pan di Roma) con cui abbiamo condiviso un pranzo degno di un Re a prezzi fin troppo popolari.
Ho concluso la Mezza Maratona classificandomi 2° di categoria per il trofeo "Enti Locali" e mi hanno dato pure una medaglia.

Ecco qui, in due parole quanto di positivo è accaduto in quella Domenica ma se qualcuno mi dovesse chiedere se mi è piaciuta la Corsa devo essere sincero: Organizzata abbastanza male e su un percorso privo di punti particolarmente belli.

Un Continuo saliscendi (eppure eravamo sul livello del mare O_o) con ristori poverissimi (niente sali, solo Acqua) e posizionati in punti veramente poco consoni (addirittura il 16km aveva un ristoro a metà di una salita che per chi camminava non dava alcun fastidio ma per chi stava tirando ti stroncava il fiato). Inoltre il passaggio più "bello" è stato nel centro di Civitavecchia (1 km A/R) per poi lasciare il posto alla zona industriale e alla Centrale Elettrica alla Homer Simpson. Bhè alla fine che dire: son contento di averla fatta perchè ho raggiunto un bel risultato ma da qui a dire che la correrò anche anno prossimo ce ne vuole!!!

domenica 19 ottobre 2008

2° Ecomaratona del Chianti



Ricordo con piacere la telefonata di due anni fa tra il sottoscritto e Vincenzo (organizzatore dell'Eco del Ventasso) in cui mi diceva che a breve doveva venire in Toscana e più precisamente nel Chianti, ad aiutare un gruppo di volenterosi ragazzi nell'organizzazione di una Ecomaratona che sicuramente sarebbe stato un "Successo Preannunciato". E come dargli torto?

Su questa corsa non basterebbero pagine e pagine per descrivere tutti gli aspetti ad essa collegata. Addirittura, nonostante chiunque sappia quanto sia critico, quest'anno (la seconda edizione) mi sono trovato difronte ad un evento pressochè PERFETTO dove il massimo della pecca che sono riuscito a trovare sta nel fatto che al 38esimo km era stato messo accidentalemente un cartello che riportava la scritta 37esimo.

Nelle scorse settimane mi sono trovato molto spesso a discutere con gli amici di Spirito Trail sul considerarla o meno Ecomaratona visto che non si toccano dislivelli e altezze s.l.m. considerevoli. Bhè il mio giudizio ovviamente è di parte perchè da buon toscano la reputo Eco forse anche a maggior titolo di molte altre dove sulla distanza totale ti trovi a percorrere anche diversi km di asfalto. Qui, tranne brevi sprazzi di manto bituminoso, si correva esclusivamente in ambiente naturale, un ambiente che, a mio avviso, è tra i più incantevoli del mondo.

Non a caso infatti, nel circuito delle Ecomaratone è quella che vanta il maggior numero di iscritti tra cui, quest'anno anche molti stranieri. Ma il grande successo non è solo legato al nome "Chianti" che invoglia quasi naturalmente a passare un bel fine settimana in queste zone tra persone dal calore unico ma certamente è da attribuirsi anche alla difficoltà contenuta della corsa che rappresenta quasi una via di mezzo tra una Eco come ad esempio i Cimbri e una Maratona per stradaioli

Del resto i valori che mi ha restituito il GPS parlano chiaro: 42,095 mt per un dislivello di +1.268,1 e -1.268,2 sono una bella via di mezzo tra una maratona in piano su asfalto e una eco in montagna. Alla fine credo proprio di poter dire senza presunzione alcuna che una ecomaratona come il Chianti, se non c'era si doveva inventare, perchè è sicuramente il più bel gradino di avvicinamento al nostro sport (il trail running) che si potesse utilizzare. Se poi a questa si uniscono dei perfetti "valori aggiunti" quali ristori perfettamente distribuiti e adeguati alle necessità, una giornata limpida che ti permette di assaporare un paesaggio incantevole e passaggi attraverso vigneti e uliveti nel cuore del Chianti direi che gli ingredienti ci son tutti per avere un successo assicurato.

Del percorso si può certamente dire una cosa: sarà anche la più leggera del circuito ma è una corsa che non ti permette di prendere mai un ritmo costante per lunghe distanze. E' un continuo saliscendi che ti prova fortemente a livello muscolare con alcuni tratti anche dell'ordine del 10-15% di dislivello.

I paesaggi poi sono la parte più splendida della corsa, tanto belli da coinvolgerti e ammaliarti. Ci sono cascinali sperduti nelle immense colline senesi e piccoli borghi così pittoreschi da farti tenere per buona parte del tempo gli occhi staccati da terra a mirare l'orizzonte. Castelnuovo Berardenga, con il suo piccolo borgo e la sua storia impregnata di sport grazie all'Eroica, è senza dubbio un punto perfetto per iniziare e finire questo anello di 42 km ma posso assicurarvi che anche Villa a Sesta e San Gusmè posso lasciarvi a bocca aperta.

Quest'anno poi ho potuto godermi un week end intero per quei luoghi fermandomi a mangiare in osterie e ristoranti deliziosi (i pici alla salsiccia sono a questo punto diventati uno dei miei piatti preferiti) e tra il sabato e la domenica ho potuto salutare tantissimi amici che hanno avuto modo di riconoscermi per il Da Piazza a Piazza o per il forum di Spirito Trail. Ho conosciuto finalmente Mudanda, Vallese, i Cimbri boys, Mitico e tantissimi altri...

Grazie ragazzi perchè il trail, la montagna, gli ambienti naturali sono un bene immenso e sapere che ci sono persone come voi che lo sanno apprezzare e valorizzare non può che rendermi felice e orgoglioso di appartenere al gruppo di Spirito Trail!

domenica 14 settembre 2008

1° Trail delle Foreste Casentinesi



E' il 14 Settembre 2008 e sono alla partenza della prima edizione del Trail delle Foreste Casentinesi.

il ritrovo è fissato per le ore 8.30 in Piazza di Badia a Prataglia, importante centro all'interno del Parco Nazionale. Un po' di breafing e alle 9.30 la partenza per questa prima, bellissima, bagnata edizione della corsa. I partecipanti non erano moltissimi (138 iscritti) ma non c'è da meravigliarsi visto che, nonostante gli stupendi sentieri che ci regalano le nostre montagne, sono pochi coloro che si cimentano nelle corse in montagna. Nel dire pochi però ammetto di avere un pizzico di orgoglio perchè non sono percorsi adatti a tutti e le condizioni del fondo, bagnato e con scarsa visibilità per la nebbia in alcune zone, rendono molto selettiva una gara che a primo acchito potrebbe sembrare quasi banale.

Del resto gli oltre 18 km che dagli 830 metri di altitudine della piazza del paese casentino portavano ai 1397 metri di Poggio 3 Confini attraverso un percorso ad anello che abbracciava l’Eremo di Camaldoli permettendo di ammirare gli splendidi scorci di una delle più affascinanti e lussureggianti foreste d’Europa diventano molti di più quando devi fare estremamente attenzione a dove metti i piedi.

La maggior parte dei podisti erano "stradaioli" e lo si vedeva molto bene non solo dall'abbigliamento ma anche dalle numerose culate che ho visto battere alle persone. Ma qualche sano trail runner c'era, soprattutto i miei amici di Spirito Trail con i quali poi ho potuto godere di un pranzo in allegria. Ho rivisto volti noti (Jack, Giovanni e famiglia, il Brogioni e la Cri oltre al buon Rundiamo62) ma ho potuto conoscere anche persone con cui fino a quel momento avevo potuto scambiare solo qualche messaggio via internet (bellissima la famiglia di Ste con Elia a far da padrone nonostante abbia appena 2 anni).

Del percorso che dire se non indescrivibile, come piace a me (un po' contrario alla maggior parte) ovvero completamente immerso nella fitta vegetazione con alberi altissimi che ti facevano quasi perdere il senso dell'orientamento e quella nebbiolina, quell'umido della pioggia che ti penetra dentro e ti fa sentire parte integrante dell'ambiente montano. CHE SPETTACOLO!!!

Poco asfalto, anzi pochissimo e tanti saliscendi da prendere con le dovute precauzioni per evitare improvvise cadute per la perdita di aderenza. venendo poi da una serie di incidenti a caviglie e ginocchi preferivo evitare di sbraciolarmi per terra.

Anche il ristoro finale e il pacco gara, insieme ai premi a sorteggio, sono stati degni di un grande evento. Veramente bello e da rifare. Anche perchè sono sicuro che quelle piccole migliorie necessarie il prossimo anno verranno fatte senza alcuna difficoltà. Nel dire questo penso alla posizione dell'ultimo ristoro dislocato in un punto in discesa dove difficilmente ti fermi, alla mancanza di un ristoro in vetta al Poggio 3 Confini e anche al fatto che la segnaletica deve essere meglio evidenziata per evitare che le persone sbaglino sentiero come è capitato (magari due colori diversi per la competitiva e per la non competitiva).

Morale della favola: quasi 19km e +1.097,7 / -1.113,9 di dislivello!

sabato 26 luglio 2008

TA Notturno del Kappadocio 25-07-2008

T.A. DEL KAPPADOCIO (parodia di un vero TA)

..tutto è iniziato nel 1992, da un'idea di Piero Gucci e da allora, tutti gli anni, con qualunque tempo atmosferico, l’ultimo venerdi di Luglio, Piero ha guidato chiunque si sia presentato alla partenza lungo le 12 ore del cammino. Piero ci ha lasciato, ma abbiamo deciso che una escursione cosi bella non possa cessare. Chiunque parte sappia che questa manifestazione non è soltanto una splendida escursione impegnativa fisicamente, ma è anche altro: è un camminare insieme, uno stare in comunione con gli uomini, la natura e per chi ci crede anche con Dio; è un modo per dire "grazie di essere al mondo"




Queste parole vennero scritte dal nostro gruppo podistico in ricordo di colui che per 15 anni ha accompagnato i camminatori durante la notte, senza mai perdere un’edizione, da Prato al Santuario di Bocca di Rio, attraverso i sentieri tanto cari alla tradizione pratese del periodo della resistenza.
Ho detto 15 non a caso perché lo scorso anno questa manifestazione ha perso il suo ideatore ma fortunatamente non il suo spirito…

E così mi son ritrovato a pensare come contribuire al ricordo di quella persona, tanto speciale e tanto cara al CAI . Sinceramente non c’ho pensato poi molto, era semplice, era lì davanti a me davanti ad un monitor di pc: una community di persone che amano la montagna come me e che desiderano viverla correndo e allora perché non reinventare questa stupenda camminata? Non certo con la presunzione o la voglia di cancellare la marcia notturna che a mio giudizio rappresenta la più bella tra le idee, ma aggiungendo il mio contributo e di coloro che vorranno condividere la cosa correndo la distanza.

Ho pensato alla ricetta del T.A. e mi son detto: si Alessio provaci, al limite sarai da solo ma sai già che partiresti lo stesso per il rispetto di colui che ha amato questo percorso e le sue tradizioni.

Ho pensato subito che era il giusto spirito per un trail autogestito

E così il giorno è arrivato ma non ero solo: c’ero io, il kappadocio, con un ginocchio malandato ma comunque presente, c’era il Vannucci che credo buona parte degli spirito trail conosceranno, c’era Federico che in qualità di autoctono avrebbe dovuto conoscere la strada (condizionale d’obbligo), c’era Jack la cui allegria è stato un ottimo pretesto per vivere un piacevole pomeriggio oltre a una stupenda traversata notturna… e UomoPatagonico che conosco da un po’ ormai ma che mi ha fatto un gran piacere ospitare sui miei monti e infine c’era la Carla.

Su questo ultimo personaggio voglio spendere qualche parola. La Carla è una simpatica signora che ogni anno partecipa a Da Piazza a Piazza ed è molto affezionata alle iniziative del Cai di Prato. Vestita di pantaloncini corti, canotta, frontale e zainetto domenicale si era presentata con un bel thermos di caffè per la notte (si avete letto bene) al fine di difenderci dalle braccia di Morfeo qualora ci prendesse un colpo di sonno. Avreste dovuto vederla quando ha parcheggiato la macchina e ha visto che “gente” era ferma ai blocchi di partenza. Quanta tenerezza mi ha fatto in quelle sue espressioni, in quelle sue raccomandazioni e in quella inesperienza. Perché correre di notte, per quanto tranquilla si possa prendere, non è una esperienza facile e la concentrazione deve essere sempre molto elevata tant’è che anche i più esperti possono cadere in errore.

Ma torniamo al racconto.
Correre di notte ha bisogno di una grande preparazione e quindi spenderò piacevolmente qualche istante per dire che da una parte c’era chi si era dimostrato estremamente tecnico come Marco Vannucci che aveva fatto un po’ di riscaldamento con 1 ora e mezzo di corsa, chi magari si era preso un Aulin prima di partire come Federico, chi era appena uscita da lavoro come Carla o chi aveva passato qualche ora a cena per non arrivare a secco di energie durante la notte (gli altri). Ma chi ha fatto più impressione, non c’è che dire, è stato Jack. Io non avevo mai visto una preparazione tanto accurata degna di un finisher della UTMB quale lui è. Sapeva che doveva partire con un alto livello di zucchero ma doveva anche trovare un buon sistema tampone per consumare lentamente le sue riserve e quindi, con una capacità tecnica che farebbe invidia ad un Kiwi australiano, ha deciso di alimentare il suo corpo con, nel seguente ordine cronologico: patatine fritte rubate al sottoscritto, acqua, una bella pizza alta con pomodoro, birra, un gustoso dolce al mascarpone per stare leggeri e poco prima del caffè e mezz’ora prima della partenza un bel piatto di spaghetti al pomodoro e peperoncino piccante. Da quel momento Jack è diventato il mio idolo e credo, se un giorno farò l’UTMB, che prenderò consigli alimentari soltanto da lui.
Anche questo è trail autogestito

Ma finalmente è giunta l’ora di partire, sono le 23.05 (ritardo accademico) e il gruppo procede sul breve tratto di asfalto che porta alla salita del Monte Maggiore. Forse abbiamo un po’ esagerato perché la partenza è stata veramente troppo arzilla tant’è che Jack è rimasto indietro sicuramente in preda ai litigi tra succo gastrico e stomaco.
Ma non c’erano problemi, ho pensato, perché tanto nel caso si fosse troppo distanti, oltre alle torce (Jack ne aveva due tanto per differenziarsi anche in questo), avevamo le radioline portate sempre dal fornitissimo Jack. In confronto a lui, l’A-Team sembrerebbe una squadra di castori che si preparano a costruire una diga nel deserto e, valorizzato da tanta organizzazione mi dico: questo sì che è Trail Autogestito

La salita comincia e già ci sono i primi distacchi tant’è che dopo 4 km eravamo io e Marco a guardarci nelle palle delle torce. Allora ho pensato di utilizzare la Jack-radio per capire quanto erano lontani. Morale della storia, vuoi per lo scarso segnale, vuoi per il fatto che parlavamo due lingue diverse (pratese e ravennate) sono riuscito a capire dove erano solo 5 minuti dopo quando mi sono ritrovato il suo brutto muso davanti. Ho capito in quel momento che le radio probabilmente potevano essere regalate agli stessi castori di prima, che magari la diga non la costruivano, ma potevano giocarci a baseball su qualche duna.

Ma non perdiamoci d’animo la salita è ancora lunga e non dobbiamo perdere tempo, ho promesso a me stesso che avremmo superato i camminatori prima dell’arrivo anche perché partivamo solo con 2 ore di svantaggio… cosa poteva mai accaderci per non rispettare l’obiettivo prefissato?

Arriviamo in breve al primo punto di “controllo” (Valibona) ed essendo praticamente tutti insieme (incredibile) decidiamo di ripartire subito. Una veloce controllata al gruppo e mi soffermo un po’ su Carla per vedere come sta e non notando cedimenti mi tranquillizzo e propongo al gruppo di passare per la forestale fino a che non si rientra per il sentiero che arriva in cima al Monte Maggiore. Non l’avessi mai detto, Federico ha subito fatto presente che non era quello il percorso da seguire secondo le indicazioni che ci avevano lasciato e quindi era bene proseguire per il sentiero n° 20.
Ok dico io sapendo già cosa ci aspettava e passiamo per quello che a primavera era un sentiero dalla bellezza incantevole, ora invece era una striscia di terreno coperto da cardi, delle simpatiche piantine pungenti che non ti lasciavano in pace e ti facevano ricordare quanto sia doloroso avere piccoli aghi che ti si conficcano ritmicamente nelle caviglie. Credo che a quel punto anche la Carla abbia capito che il thermos non aveva motivo di esistere perché saremmo rimasti certamente svegli.

Ma andiamo avanti e, dopo esserci distratti per un attimo (simpatico modo per dire che ci eravamo infrascati fuori dal sentiero) raggiungiamo Foce ai Cerri. A questo punto decido di condurre il gruppo per il sentiero 20 fino in vetta tanto ormai eravamo immuni a qualsiasi puntura erbacea ma Federico ha pensato di cambiare strada per evitare questo imprevisto e ha preso la forestale dicendo a me e Marco (che continuavamo per il n° 20) di ritrovarci in vetta. Morale della favola io e Marco arriviamo in cima alla croce del Monte Maggiore (880 mt di dislivello in 8,8 km) e gli altri si sono persi nel bosco. Ho quindi pensato di utilizzare nuovamente la radio per capire dove erano ma dopo qualche tentativo inutile ho realizzato che manco i castori già citati avrebbero saputo che farsene di due radioline così.

Dopo urla notturne di richiamo che risuonavano come eco dal monte verso la città che lentamente si addormentava (o sperava di farlo usando tappi per gli orecchi) ci siamo finalmente ricongiunti sulla vetta del Monte Maggiore a godere del panorama e fare qualche scatto fotografico. Il silenzio e l’insolita assenza di vento hanno reso spettacolare l’immagine che si apriva davanti ai nostri occhi con le luci della città che giungevano a noi come mondi distanti, come realtà metropolitane di inquinamento e frenesia ormai catalogate come un incubo lontano.. iniziava il vero silenzio, l’oscurità intaccata da un pallido quarto di luna che ci ha seguito ed osservato lungo tutto il tragitto. E così ci siamo buttati di corsa attraversando continui saliscendi, incontrando animali selvatici, cavalli, ed un branco di pecore comandato da due noiosissimi cani. Le cose sono andate bene, molto bene nonostante i primi rallentamenti dovuti alla perdita di sprint di Carla fino a quando siamo arrivati alla fine della strada forestale. A quel punto davanti a noi c’erano due soluzioni che portavano entrambe a Montecuccoli: continuare per la forestale o proseguire per un bellissimo sentiero a mezza costa che dava verso la valle del Bisenzio. In quel momento era a comandare il gruppo Federico ed indovinate quale ha scelto tra le due strane: ovviamente nessuna delle due bensì uno strano sentiero largo centrale che saliva leggermente. Ad una mia prima esternazione mi viene detto di non preoccuparmi perché era il sentiero giusto nonostante io dicessi che ce n’era uno ancora più a sinistra. Ad una mia seconda esternazione in cui facevo notare che il sentiero passava accanto ad una croce che non era mai stata vista dal sottoscritto mi viene detto che probabilmente l’avevano messa da poco. A quel punto ho dato carta bianca e ho cominciato a correre avanti al gruppo insieme a Marco. Morale della favola siamo andati avanti fino a che non siamo dovuti tornare indietro sui nostri passi coprendo una distanza di poco più di 2 km per poi imboccare il sentierino che avevo indicato io. Ok anche questo è trail autogestivo ma preferivo evitare di scoprirlo

Da qui arriviamo in poco tempo a Montecuccoli ma il gruppo che accompagna la rappresentante del gentil sesso ancora non si vede. Voglio dare un’ultima possibilità alla jack-radio ma capisco che farei meglio a telefonare per sapere dove sono finiti. Peccato che Jack alias “McGiver dei poveri” abbia spento il telefono. Dopo un po’ arrivano e, fatta una buona sosta sorseggiando l’acqua che gentilmente i camminatori ci avevano lasciato, si riparte ma a questo punto arriva la doccia fredda finale: Carla è presente fisicamente ma ormai ci ha abbandonato mentalmente. Il suo tantra sta vagando per chissà quale dimensione pur di scappare dal pensiero di essere lì, di notte, con 5 brutti ceffi intorno ed il pensiero che le gambe non le reggono più. Credo in quel momento avrebbe preferito stare con i castori a costruire la famosa diga. Ci facciamo forza ma ci attendono i 10 km più lunghi della notte. Non perché siano particolarmente impegnativi per i dislivelli ma perché si sta procedendo ad una velocità che era identica a quella dei camminatori. Sì sì ho detto che la notte è stata trail autogestito ma a tutto c’è un limite e questa volta l’avevamo superato, non avremmo ripreso i camminatori a quell’andatura.

Marco e Federico a questo punto spariscono e non li vedremo più se non all’arrivo. Quel passo è troppo lento per tutti noi ma dentro di me sento che lasciare lì da sola in mezzo al bosco Carla sarebbe una vigliaccata. A pensarla come me ci sono ancora Jack e UomoPatagonico con il loro spirito e la volontà di rimanere uniti fino alla fine del giro e capisco che in realtà è questo il vero momento in cui stiamo facendo un trail autogestito.

Dovessi menzionare un ricordo di questi 10 km posso solo dire che la bellezza del paesaggio era un po’ offuscato dal passo che tenevamo ma vi assicuro che la notte rendeva questo tratto una realtà a se, un piacere incredibile da assaporare. Ahimè però il tempo stringeva e non avevamo modo di fermarci in punti particolari dove raccontare a Jack e Patagonico la storia che c’era in quei luoghi. Non ho potuto raccontare loro della casa della Dogana dove avveniva il passaggio doganale tra le terre di Prato e quelle del Mugello come non ho potuto raccontare la storia della fattoria Le Soda. Poco male però perché il percorso sta piacendo e credo proprio ci saranno altre occasioni in futuro.

Finalmente arriviamo al passo della Crocetta, su strada asfaltata, dove Carla aspetterà l’arrivo della figlia in pigiama, alle 5 del mattino, a giro per le strade di montagna. Ammetto che siamo stati per un attimo combattuti tra l’attendere l’arrivo della figlia e gustarci lo spettacolino o proseguire. Ma l’animo trail chiama e lasciamo Carla per avviarci con grande slancio verso l’ultima impegnativa salita che ci porterà in vetta al Tavianella. Durante la salita, nel fitto bosco, le luci delle torce cominciano a non illuminare più come prima ma non si tratta della fine delle batterie bensì dell’arrivo di qualcosa di molto più luminoso: sta sopraggiungendo l’alba e vi assicuro che attraversare quel bosco a quell’ora ha un sapore particolare, un emozione unica. La nostre folle rincorsa però ci premia e arriviamo finalmente a ricongiungerci con i camminatori più lenti (siamo a 3 km dall’arrivo).

Mamma mia che sudata, è stata un’impresa raggiungerli e il piacere di fermarsi un attimo per parlare con loro, per sapere che emozioni hanno vissuto nel loro pellegrinaggio notturno, riesce per un po’ a farmi dimenticare che dovrei correre ancora per qualche km. Però alla fine torno in me e ricordandomi che Jack mi aveva da poco superato al grido di: “tu tiene e cuorna” ho deciso di salutare i camminatori e ripartire a corsa verso l’arrivo.

La discesa finale è stata abbastanza stressante per il mio povero ginocchio ormai andato (a cui si è aggiunta una distorsione forte alla caviglia rimediata mentre camminavo con Carla) ma il premio finale è stato più che sufficiente: sono a Bocca di Rio, un santuario dalla storia bellissima, immerso nel verde e nel silenzio della montagna vicino a una sorgente di acqua freddissima.

La storia giunge ormai al termine ma non posso che fare un ultimo appunto rivolto al terzo tempo: schiacciata con i ciccioli, schiacciata normale, scrostata e pastiera napoletana. Il tutto condito con acqua, bevande gassate di vario colore e un buon vino.

38 km e D+ 2.149,1 mt, D-1.511,2 mt


Ormai la girata è conclusa, ho conosciuto nuovi amici, ho fatto una nuova esperienza e ho corso e camminato tutta la notte per sentieri fino a raggiungere il punto finale dove dedicarmi ad uno spettacolare terzo tempo.
Porterò per sempre con me il ricordo di questi volti, delle difficoltà incontrate, del piacere di condividere questi momenti e questi sentieri con persone che probabilmente non sarebbero mai venute a fare un giro in questi luoghi. Grazie a voi tutti

E SE NON E’ TRAIL AUTOGESTITO QUESTO!!!!

domenica 20 luglio 2008

Skyrace delle Apuane 2008



Al di là di ciò che è accaduto mi sembra doveroso parlare di questa corsa, vuoi per il lato dell'ambiente naturale offerto, vuoi per cercare di dare una sorta di "aiuto" a chi affronterà questa avventura nelle prossime edizioni.

La mia esperienza comincia con il parcheggio agli impianti di Gallicano. Si lasciano le macchine e con un servizio navetta veniamo portati a Fornovalasco per la partenza. Lungo la strada, a sinistra, è possibile vedere una splendida diga ricavata dal taglio delle montagne e poi, giunti a Fornovalasco, si può visitare un paesino tanto piccolo quanto incantevole e suggestivo. Le premesse ci sono tutte ed il fatto che ovunque mi giri le strade puntano verso l'alto mi fanno capire che qui sarebbe bene fare un minimo di riscaldamento o prenderla sul tranquillo all'inizio. Scelgo la seconda strada e, vista l'assenza di idee bellicose in questa corsa che non conosco, ho fatto la scelta più giusta. Anche perchè la partenza è attraverso un piccolo arco che porta ad un sentiero single tracker.

Da questo punto parte una continua salita in mezzo al bosco con pendenza costante che, ad energie ancora fresche, risulta corribile su tutta la tratta anche se con buon dislivello. Ma gli alberi sono destinati a finire e arrivi su crinale e da qui capisci perchè le Apuane sono chiamate Alpi anche se i portabandiera del CAI Sede Centrale denigrano tanto questa denominazione. Intorno a te immense montagne dalle vette tipicamente dolomitiche che cadono quasi verticalmente verso la Piana Viareggina.

E' sicuramente giusto soffermarsi un attimo ad ammirare questa incantevole visione ma si deve proseguire. Parte dunque un passaggio in cresta dal panorama mozzafiato e corribile quasi ovunque che porta fino ad un pezzo storico delle apuane: il Monte Forato. Che sensazione stupenda passare accanto all'arco che contraddistingue questo monte!!!!

Da qui comincia la discesa verso il Rifugio del Freo che rappresenta uno dei punti più tecnici in quanto ci sono vari passaggi su roccia attrezzati con corda. A prima vista non sembrano troppo impegnativi e si riesce a superarli abbastanza bene ma, e ormai la realtà ci è testimone, questo tratto può essere fatale [un pensiero va al nostro amico Giuseppe ed in particolare alla famiglia che lascia... forza sempre e comunque!!!]

Una volta giunti al Freo è bene sostare un attimo a recuperare le energie perchè ormai il cancello delle 2h e 10' è superato e, dopo aver percorso per un brevissimo tratto lo stesso sentiero che ci ha portato al rifugio, inizia la salita più dura, quella che porterà, dopo una tremenda rampa, in cima alla Pania della Croce. Su questo punto non si può dire altro se non rimanere con la bocca spalancata ad ammirare il paesaggio e le gigantesche montagne tipicamente dolomitiche che si vedono.

Bene fermarsi un attimo a riprendere fiato e prepararsi però perchè da questo punto comincia la discesa attraverso la Valle dell'Inferno ed il suo nome è abbastanza azzeccato visto che la discesa è estremamente tecnica almeno per il primo tratto con rocce prive di qualsiasi stabilità.

Lasciata questa aspra Valle si giunge al rifugio Rossi e da qui di nuovo giù, attraverso boschi alternati a leggeri tratti di mulattiera e asfalto fino a 2 km dall'arrivo [in tutto sono 11 km di discesa continua che può portare facilmente ad errori e che ha fatto diversi infortunati all'arrivo con cadute anche rovinose tra cui quella del sottoscritto].
A 2 km ci si trova davanti ad un muro in salita dove i crampi silenti si fanno alla fine sentire per chi è poco allenato o come me esce da una 42 km la settimana prima e si è ritrovato a fare gli ultimi 10 km zoppo con dolori al ginocchio rovinato da una caduta. Ed infine si raggiunge l'asfalto, l'ultimo km di asfalto che passando davanti alle Grotte del vento [attrazione turistica del luogo] ti porta fino a Fornovalasco dove un ottimo ristoro attende coloro che hanno concluso questa grande fatica.

4h e 3' è il mio tempo ma la prossima volta ci metterò molto di più. Forse non mi basteranno 10 ore ma per lo meno potrò fare tantissime foto armato di zaino, bastoncini e scarponi. E' stata una esperienza particolare, forse estrema, ma che mi ha segnato profondamente.

Un ultimo consiglio per coloro che vogliono correre questa skyrace: non si tratta di un percorso semplice e anche le persone più esperte possono farsi male come è capitato al sottoscritto o anche peggio come, la sfortuna ha voluto per Giuseppe. Evitate di bloccare il passo di chi vi è dietro se vedete che questo va più veloce di voi, l'agonismo si sa prende il sopravvento e si prova quindi a superare appena si apre un varco ma non è un sentiero che lo permette con estrema facilità. La scivolata è sempre in agguato e quindi per la vostra e l'incolumità altrui è bene pensarci. Gli ultimi 14 km poi sono molto tecnici quindi state attenti a buttarvi a capofitto in discesa soprattutto se non siete abituati a questo tipo di percorsi.

Le Skyrace, le Skymarathon, il Vertical Km o anche le UltraTrail [scusate il termine miei cari francesi dal copyright facile] non sono corse adatte a tutti soprattutto a chi crede di trovarsi per strada. Al primo posto va sempre messa LA SICUREZZA DEGLI ALTRI e solo successivamente il vostro Spirito Agonistico. Ricordatevelo

domenica 13 luglio 2008

6° Ecomaratona del Ventasso



era il 9 Luglio 2006 e l'Italia giocava la finale del Campionato Mondiale. Ero appena tornato da un piccolo paesino dell'Appennino Reggiano (Busana) ed ero stanco si, ma felice. Felice perchè dopo 1 mese e mezzo dalla prima volta che avevo messo un paio di scarpe da running ai piedi, avevo percorso la mia prima maratona... pardon ECOmaratona

ed ero così entusiasta, distrutto ma felice di aver corso il Ventasso

è il 13 Luglio 2008, e dopo due anni sono nuovamente a Busana.
2 anni di esperienza, qualche maratona, un po' di corse in montagna e tanti ricordi; ricordi di unione, festa paesana, splendida organizzazione e tanta sofferenza sul percorso.

Il Sabato è stato semplicemente splendido, una cornice stupenda con tantissimi volontari (stupendi volontari), che ti stanno vicini e ti coccolano nel miglior modo possibile. In fondo l'ecomaratona del ventasso è, per le persone del luogo, la FESTA DELL'ANNO. Ovunque trovi giovani e anziani che ti accolgono con gioia.
E, come accadde due anni fà, il buon Vincenzo, insieme alla Rosy e allo speaker (veramente in gamba oserei dire) informano e danno le necessarie avvertenze sul percorso del giorno dopo. E quando Vincenzo puntualizza più volte sul fatto che questa è una Ecomaratona mi si apre il cuore. Qui vige la regola del "NON ABBANDONARE I RIFIUTI" come più volte menziona al microfono.
Raccomandazioni sulle scarpe da usare, raccomandazioni sulla difficoltà del percorso, raccomandazioni verso i maratoneti cercando di imprimere nelle loro menti il fatto che le loro tabelle, i loro lunghi, le loro medie al km QUI non hanno motivo di esistere.
MI SENTO A CASA, un mondo diverso dalla corsa su strada, un mondo dove non è il passo che fa la differenza ma la "sensazione".
E come dimenticare i numerosi Spirito Trail finalmente legati a tratti somatici piuttosto che a un nick name.

Mi sono dilungato troppo forse ma del resto la parte secondo me più bella di questa manifestazione è l'Atmosfera che si respira, che la rende unica. E con questa piacevolissima sensazione si arriva finalmente alle ore 8.30 della domenica mattina

Non parlerò della mia prestazione perchè non ne sono molto entusiasta: ho migliorato di 22 minuti la precedente prestazione ma una colazione sbagliata, gli sbalzi termici nell'attacco al ventasso, il successivo conito di vomito nei pressi del lago per la congestione rimediata e la difficoltà di alimentarmi nei successivi ristori mi hanno certamente limato.

Parlerò invece di un percorso che spesso viene sottovalutato ma che fa pagare il conto tutto insieme.
La partenza è tra gli applausi del pubblico che ti seguono per tutto il giro del paese, poi si comincia.
Un sentiero con continui saliscendi (mangia e bevi come li chiamano alcuni) ci accompagna tra Busana e Cervarezza (circa 6 km). Simpatica è l'iniziativa proposta dagli organizzatori che regalan,o ai primi 3 che passano sotto il traguardo di cervarezza ai rintocchi delle campane alle ore 9, una cassa di bottiglie di vino.

Da qui si affronta un tratto asfaltato fino a raggiungere il ristoro del Camping. Un trio di musicanti Iralndesi ci accolgono con lo splendido suono delle cornamuse (molto carina la ragazza che suonava). Breve ristoro e poi si affronta un tratto in leggere salita pedalabile seguito da una discesa costante fino a Busana (siamo a 11 km)

La discesa continua e attraverso il bosco e attraversamenti di ruscelli ricomincia a salire, prima con fare molto lieve fino a Nismozza e poi rincarando la dose fino alla vetta del Ventasso. E' quello che viene chiamato "il tirone" e rappresenta sicuramente il primo momento in cui gli stradaioli devono fare i conti con le loro tabelle e i loro riferimenti. Dal Ventasso comincia una discesa su sassaiola che porta ad uno splendido lago da cui comincia la seconda, tremenda anche se corta, salita che finisce di distruggere i sogni degli amanti del 3.30/4.00 al km

Il panorama in questo tratto da il meglio di se e accompagna i runners nella discesa che porta al ristoro del 27°km.

La stanchezza si fa sentire e i successivi 4 km di asfalto possono essere di respiro per alcuni o di sofferenza per altri

Ma alla fine una deviazione a sinistra ti riporta su terreno che scendendo giunge a Montemiscoso. Un breve sosta e poi cominciano gli ultimi, lunghissimi, 12 km.
Un saliscendi continuo che dopo 8 km e un po' di scalini ti riportà al ristoro del Camping incontrato al 6° km

Ok, da qui gli ultimi 4 km sono già conosciuti perchè ripercorrono un tracciato già fatto ma vi assicuro che affrontarlo con 6 km sulle gambette o con 38 km fanno tutta un'altra impressione

Volendo fare le somme alla fine sono giunto al traguardo stremato (più per il malessere fisico che non per la fatica), ho coinvolto la mia ragazza, suo padre ed un amico che hanno amato immediatamente questo genere di corse ringraziandomi per aver loro fatto conoscere questo modo di vivere la corsa ed infine ho conosciuto nuovi amici e incontrato vecchie conoscenze.

sono stati si 42.195 mt (circa 7.500 mt di asfalto) e con un dislivello di +2.062 mt/-2.062 mt

ma la cosa importante è che

sono ancora oggi entusiasta, distrutto ma felice di aver corso il Ventasso

domenica 22 giugno 2008

31° Marcia dei Giganti



Pur conoscendo molto bene quelle zone è la prima volta che mi trovo a fare la Marcia dei Giganti. Inizialmente curata dal C.A.I. di Prato e completamente immersa nei sentieri è stata poi lasciata al C.A.I. di Pistoia che l'ha mantenuta grande negli anni pur cambiando il percorso.

Non credo ci siano molte parole per descrivere la bellezza del paesaggio nei primi 6 km. Basta immergersi dentro, protetti dalla fitta vegetazione per capire quanto sia azzeccato il nome che è stato dato a questa zona: La Foresta dell'Acquerino

Non so come sono stati i percorsi da 5/14 ma quello da 20 ha regalato molte emozioni soprattutto quanto, giunti in quota, si corre su sentiero di pendio cullati dal lieve fruscio delle foglie sotto i tuoi piedi.

Sfortunatamente il caldo si è fatto sentire pesantemente soprattutto sul breve tratto di asfalto (circa 3 km) ma i ristori e la cordialità dei volontari è stata una nota piacevolissima.

Poi il cuore non può che riempirsi di un gran calore quando arrivi ad incrociare il sentiero GEA, un percorso tanto ricco di storia che unisce in una linea ideale la Liguria con le lontane terre del sud. Ma prima di immergersi in questo sentiero non si può lasciare lo sguardo a terra perchè, dalla terrazza naturale davanti a te, vedi la Piana di Pistoia e in lontananza il Montalbano.

E poi, prima della discesa finale butti lo sguardo a Nord per vedere il rifugio Pacini ed il Monte Bucciana di cui conservo così tanti ricordi.

Ultima nota, per me estremamente positiva, è la discesa finale prima di arrivare sull'ultimo km di asfalto che ha messo a dura prova le articolazioni e l'aderenza delle mie mizuno presentando molti tratti umidi e un po' scivolosi.

Giunto all'arrivo ero quasi stregato dal ristoro e volevo fermarmi un po' a riposare mentre dalla fonte sgorgava continua acqua fresca. il GPS segnava 20.230 mt con 900 mt di dislivello positivo e 900 mt negativo

...ma, visto che questo era l'ultimo lungo prima del Ventasso, sono tornato sui miei passi fino al punto panoramico che volge verso il Rifugio Pacini. Qui ho aspettato la mia ragazza e suo padre e siamo tornati all'arrivo.

Bella manifestazione davvero con un pacco gara degno delle aspettative

Grazie al CAI di Pistoia che ha mantenuto vivo questo evento una volta gestito dalla mia sezione



domenica 8 giugno 2008

Pesticciata Bianco-Celeste 2008

Sono settimane ormai che quelli del CAI mi parlano di questa corsa e di quanto sia bella. A questo punto mi son detto: perchè non provarla?
Prima di tutto nasceva il problema di quale fare dato che di percorsi ce n'è da benedire e santificare (km 35/25/18/12/6/3) e considerato che vengo dalla Cortina-Dobbiaco e la settimana prossima andrò a fare una sky running sulle Orobie ho pensato di evitare di distruggermi completamente e di optare per la 25.

Arrivo alle 8:15 (partenza libera fissata tra le 8 e le 8:30) e, come ahimè è triste tradizione della tre-provincie, sono già andati via tutti da più di mezzora. Pago i miei 2 euro popolari di iscrizione, prendo il cartellino e mi avvio. Per ora la corsa non è cominciata nei migliori dei modi perchè alla partenza non avevano neanche gli spilli (anche questa sembra essere una triste consuetudine dato che anche a Porcari mancavano) ma, memore del bellissimo percorso vissuto in provincia di Lucca mi aspetto anche qui di poter dimenticare velocemente questi piccoli disappunti...

ed infatti!!!

i primi 3,5 km si sviluppano quasi tutti in piano attraversando argini di torrente, campi a vigneto e brevi tratti asfaltati. Anche se siamo solo all'inizio si può comunque assaporare un ambiente tipico da campagna fiorentina.

La salita comunque non tarda ad arrivare e, seguendo la morfologia tipica della zona, si sviluppa con grandi strappi che in breve salgono di 50/100 mt. A questo punto lo scenario cambia e si può cominciare a godere di un panorama degno di poesia puntando lo sguardo verso vecchi casolari abbandonati o stupende mulattiere in ombra grazie alla folta vegetazione.

i ristori sono posizionati in modo quanto mai strategico a distanze di circa 4-5 km l'uno dall'altro. Lungo il tratto che separa questi importanti punti di rifornimento il tracciato non accenna a perdere la propria caratteristica con brevi strappi intorno al 7-10% sia in salita che discesa... e penso alla gara di domenica prossima e di quanto sia utile per me una corsa come questa dove abituare il muscolo ai forti dislivelli con brevi ripetute.

Mentre corro mi accorgo di una cosa che mi ha lasciato estremamente colpito: gli organizzatori si erano occupati di tagliare l'erba tutto lungo il percorso per permettere ai podisti e marciatori di seguire i giusti attraversamenti. Non è una cosa tanto comune ahimè e quindi merita una menzione.

Il tempo scorre e neanche me ne accorgo da quanto resto affascianto dal panorama e così, arrivato al ristoro del 13esimo km mi trovo a dover vivere un momento di dispiacere interiore: davanti a me c'è il bivio per i cartelli che segnano 25 e 35 km. Che fare? andare per i 35 spinto dal piacevolissimo percorso o preservarmi in vista di domenica. Per una volta decido che la testa deve prevalere sul cuore e non mi spingo oltre, passo la testa sotto la doccia installata per l'occasione dall'organizzazione, e riparto, in discesa, verso l'arrivo.

Obiettivamente i successivi 2 km non sono molto belli anche perchè tutti su asfalto e quasi rimpiango di non aver tirato dritto per continuare a correre in mezzo ai sentieri. Ma fortunatamente non passa molto prima di tornare nuovamente ad immergersi nella vegetazione e qui affrontare una salita che, per quanto breve, stava mietendo numerose vittime tra i podisti grazie alla sua pendenza dell'ordine del 13%.

In vetta alla salita però ci attende un nuovo ristoro, anch'esso ricco di tutto il necessario, dai biscotti alla frutta, dall'acqua al thè. Di integratori neanche se ne parla perchè non è una corsa competitiva anche se sinceramente ho visto gente che sfrecciava manco fosse ad un gran premio (e di questi metà aveva appena fatto il Passatore)

Da questo momento le strade della 18 della 25 e della 35 si riuniscono per affrontare insieme l'ultimo pezzo. Una bella discesa, un noioso ma breve tratto di asfalto e poi la tremenda salita che porta a San Miniato Alto. Ammetto che quella salita è stata durissima anche per me tant'è che l'ho camminata per quasi metà tempo ma quando poi si arriva in vetta e persone vestite in abiti medioevali ti accolgono per rifocillarti non puoi che ringraziare e riempirti nuovamente il cuore per affrontare le successive difficoltà.

Un rapido passaggio sotto un'altra doccia appositamente installata e via verso l'ultimo tratto che porta, attraversando la "via del tartufo" all'arrivo. Il sole è alto e fortunatamente il tempo è stato clemente tant'è che mi sono anche abbronzato un po'. Giunti al punto di partenza il GPS segnava 26 km in 2h e 35 min!!

Potrei interrompere il mio racconto qui ma sarebbe ingiusto tralasciare il ristoro all'arrivo dove si poteva trovare di tutto manco fosse un pasta party, lo spazio dedicato ai massaggi (GRATIS) e, a 3 km dall'arrivo, il meraviglioso ristoro del flinstones, quattro stupendi ragazzi vestiti come i celebri begnamini dei cartoni animati che animavano la sosta dei partecipanti mentre si rifocillavano (mi hanno anche rifilato coca e rum facendomela passare per coca cola ^__^)

morale della favola: DA RIFARE ANCHE ANNO PROSSIMO MA QUESTA VOLTA SCEGLIENDO I 35 KM (che in realtà sono 36) almeno mi becco anche l'attestato di partecipazione

e mi sembra importante aggiungere anche un'altra cosa: nonostante non si raggiungano quote elevatissime (massimo i 215 mt slm) in 26 km di corsa mi sono fatto quasi +700/-700 mt di dislivello. Non male veramente!!!

domenica 30 marzo 2008

Un po' n' poggio

Bella, bella e ancora bella. Non ho altre parole per definire quella che a mio giudizio rappresenta la più bella corsa che ho fatto nella nostra zona.

Qualche km di asfalto e tantissimi km di sterrato hanno animato questa avventura che ci ha portato in alcuni degli ambienti più suggestivi della valle del Bisenzio. Non me ne vogliano gli amici lucchesi ma secondo me questa corsa è superiore anche a Porcari anche se i ristori non possono essere neanche paragonabili.

E parliamo subito dei ristori: ben curati e pieni dell'essenziale (frutta, acqua, zuccheri e the) ed anche del superfluo che non fa certo male a chi, contrariamente al sottoscritto, ha deciso di passeggiare con tranquillità. Al ristoro del 15esimo mi sono trovato davanti ad una scelta difficile infatti: continuare a correre alimentandosi dello stretto necessario o fermarsi a mangiare un bel toast con Uovo all'occhio di bue? magari aggiungendo anche una bella cioccolata calda o Latte e menta? domanda veramente difficile ma ho dovuto veramente superare me stesso per riuscire a continuare a correre. Morale della favola non possono essere confrontati con i ristori di Porcari, estremamente più particolareggiati, ma vi assicuro che in zona non se ne vedono di ristori così belli.

parliamo allora della corsa: 26 km REALI (il mio GPS dice 25,870 km) di strade incantevoli tutte in sinistra di Bisenzio. La partenza è da Piazza Mercatale e subito si comincia a capire cosa ci aspetta perchè in meno di un km ci troviamo ad affrontare la salita dei Cappuccini. Sarebbe bello fosse finita lì ma ahimè la strada continua a salire costantemente attraversando Filettole, proseguendo per la via che porta a Valibona e arrivando fino a Faltugnano.
Da qui si procede verso Fabio e si sale ancora per un po' fino a che non ci si trova difronte ad una discesa veramente difficile su asfalto che porta all'altezza della Tignamica in prossimità della linea ferroviaria FI-BO.

Da questo punto un cristiano normale penserebbe che non ci sia niente di male a proseguire tutto lungo pista ciclabile per tornare a Prato ma ahimè, i simpaticoni dell'organizzazione hanno ben pensato di dare un significato pieno al titolo della manifestazione. Ed eccoci quindi difronte ad una nuova ascesa fino a gamberame che attraverso continui saliscendi ci porta finalmente alla zona del Ponte Datini che segna la fine delle ostilità montane. Adesso mancano soltanto gli ultimi due km e poi finalmente siamo arrivati (con un tempo di 2 h 26' 24'' che dovrebbe dirla lunga sulla difficoltà del tracciato dato che la Maratona di Roma l'ho corsa tutta con un passo di circa 50'' più veloce)

Ahimè la mia conoscenza di quesi posti non è tale da sapere il nome di ogni località ma vi assicuro che si attraversano luoghi veramente incantevoli che poco o niente hanno da invidiare a quelli proposti dal circuito delle tre provincie.

Volendo fare un appunto a questa edizione direi che l'organizzazione, fermo restando la bellissima assistenza fatta durante tutto il percorso, ha un po' peccato quando si trattava di punzonare gli atleti lungo il percorso penalizzando di fatto la correttezza per quanto riguarda il campionato stramarciatore. Per il resto non posso che fare i complimenti.

Certo non c'è paragone neanche con Da Piazza a Piazza che, a mio giudizio, rappresenta la più bella manifestazione dell'appennino centrale per quanto riguarda la montagna ma è comunque in grado di reggere il confronto di qualsiasi altra manifestazione sportiva della zona.

Morale della favola do un bel 8/10 a questa corsa e spero di poterla fare anche negli anni avvenire.

lunedì 24 marzo 2008

Maratonina di Prato 2008

Ovvia giù, è arrivato il grande giorno!!! Finalmente si corre la Mezza a Prato, e c’è tutta l’emozione come fosse la prima gara. In realtà non lo è, ma visto che ho ricominciato a correre solo a Gennaio c’è questo sapore.

La giornata non è delle migliori per correre, il cielo è plumbeo e l’aria profuma di pioggia, ma la corsa si svolge con qualunque condizione metereologica, quindi… inforco il cappellino, gli occhiali e le mie scarpe e mi preparo!

La condizione fisica è purtroppo scarsa. La sciatica mi ha tenuto fermo 3 settimane. Quella precedente la corsa, poco running, solo 3 sedute brevi in palestra e con tanta paura di farsi ancora male (accidenti agli incidenti alla schiena). Ma ormai mi sono iscritto, ho pagato i €10,00, e la corsa va fatta in tutti modi è questione d’orgoglio!

Dopo un breve riscaldamento è l’ora della partenza. Viale Piave è pieno di podisti, pubblico scarso vista la pioggia, ma si vedono tanti amici, vecchie conoscenze, e quello lì che non ti saresti mai aspettato di vedere con le scarpe da running ai piedi pronto per una mezza! Che bel mondo il podismo. Si parte sotto una leggera pioggerellina e mi affianco ai palloncini celesti da 1 ora e 55 (avevo detto di farla in 2 ore, ma mi sento bene…). Il primo km è da record (4’58”, questi palloncini corrono un po’ troppo…), e la pioggia non smette. Si attraversa Prato, si passa vicino a casa della fidanzata, dentro le mura, di nuovo davanti al Castello dell’Imperatore, il Comune, San Domenico con il primo ristoro. Qualcuno applaude, qualcuno ti guarda stralunato, e purtroppo la classica nota dolente: gli automobilisti che non sanno aspettare e suonano il clacson rumorosamente non per incitare ma per inveire!!! Ma coi miei compagni di corsa non abbiamo orecchi altro che per il nostro passo! A proposito di passo, qui si continua a guadagnare secondi sulla media, al 9° km siamo quasi un minuto avanti e i palloncini decidono che è giunto il momento di darsi una regolata e rallentare. Urge una decisione: continuo con loro e rallento o vado per i fatti miei? Prevale la seconda scelta, sono troppo carico, so che ce la posso fare!!! E allora via per una cavalcata solitaria al grido di: “un altro km, un altro km!” E i km passano! Ponte Petrino, Viale della Repubblica, la declassata con le sue rotonde e i sottopassi (ganzo, un s’era mai fatta a piedi!), e via di nuovo per il centro per l’ultimo giro, proprio mentre arriva la terza classificata della gara femminile (il vincitore è già passato da un pezzo… ma in fondo l’importante è terminare la corsa) e io ho ancora 7 km davanti. Il passo è buono, siamo sui 5’10” e i palloncini gialli dell’ora e 50’ sono lì davanti, la tentazione di riprenderli è forte, ma ho già visto troppi infortunati e non voglio rischiare, in fondo l’obiettivo è di arrivare al traguardo. Intanto la pioggia ha smesso e si corre più volentieri. Siamo quasi in fondo, si gira sul ponte Datini, si prosegue per la Pietà e fino alla Stazione e si rientra verso viale Piave. Ci sarebbe l’ultimo km e il rush finale, ma le gambe dicono che non è il caso, meglio accontentarsi! Tagliano il traguardo i palloncini gialli e, rabbia!, poco dopo anch’io! 1:51:12 tempo ufficiale, 1:50:57 quello rilevato col mio fedele cronometro. Non male, sono contento e abbastanza soddisfatto, l’obiettivo principale è stato raggiunto, ma le gambe sono diventate pesanti; sarà meglio correre ai ripari con dello stretching ed un bel massaggio cinese, offerto dall’organizzazione! Già, l’organizzazione: bravi! Si può migliorare, certo, ma perché stare lì a vedere cosa non andava, quando hanno fatto passare una bella (peccato per il meteo avverso…) mattinata a 1000 appassionati podisti? Avanti così!

domenica 16 marzo 2008

Roma Marathon 2008



Dopo lunghi mesi di preparazione seguendo una tabella da 3 h e 30 min sono finalmente giunto a Roma.
La forma fisica della vigilia non è certo delle migliori a causa di tosse e raffreddore che mi sono beccato il giovedì sera ma tra un pianto ed un lamento ormai è arrivato il giorno fatidico.

Alle 8.30 mi incanalo nella fascia di partenza (la "B") e subito resto meravigliato dall'organizzazione dell'evento. A dividerci dal gruppo successivo di podisti c'è un cordolo di militari che presidiano una linea immaginaria: VERAMENTE BELLO!!!

La temperatura ed il cielo sembrano estremamente favorevoli con nuvole che coprono il sole e temperature abbastanza alte. Non sembra proprio che le previsioni romane di RAI TRE che davano pioggia l'abbiano azzeccata (per fortuna aggiungerei)

Partono prima i Diversamente Abili e poi i Retrorunners, novità assoluta in fatto di maratone. Successivamente sarà la volta nostra ed infine quella dei fitwalker (Anch'essi alla prima esperienza ufficiale sulla 42 km). Lo start è diverso da quanto mi aspettavo perchè il colpo di pistola è stato sostituito da un motivetto che con un conto alla rovescia dà il via a queste 26,2 miglia di corsa.

La mia preoccupazione più grande, i sanpietrini, viene subito confermata nei primi 3 km della corsa. Correre su quel suolo irregolare ma soprattutto duro rappresenta uno scoglio anche per me che sono abituato alle Ecomaratone. Fortunatamente però dopo 15 minuti di agonia lasciamo quell'incerta pavimentazione per una più congeniale strada asfaltata.

Da questo punto comincia una corsa che sinceramente si è dimostrata quanto mai scadente dal punto di vista estetico (quasi esclusivamente strade di periferia e deviazioni dovute alla domenica delle palme nello Stato Vaticano), dal punto di vista dell'atmosfera (ben pochi incitavano nonostante si fosse nel gruppo delle 3h e 30min) e dal punto di vista del percorso (stradine strette per un fiume di 15000 podisti). Tant'era la difficoltà del ristoro a causa del numero di podisti che ho preferito allungare il passo rispetto al palloncino celeste (3h 30min) per poi ricominciare a viaggiare a 4:45 min/km una volta guadagnato 1 minuto sul gruppo: questa soluzione comunque ha dato i suoi frutti perchè mi ha permesso di rifornirmi senza troppi problemi lungo il tracciato pur costringendomi a perdere il riferimento del palloncino.

A limitarmi il disagio ci hanno pensato comunque un'organizzazione di altissimo livello con postazioni di ristoro e di spugnaggio sempre ben curate e pronte a rispondere alle esigenze dei podisti, i retrorunners (spesso a rischio di caduta nella loro marcia a causa di podisti incapaci) che hanno dato un tocco di originalità al percorso, Linus di Radio DJ che mi ha tenuto compagnia dal 14° al 26° km e Richard Whitehead (inglese, disabile privo delle gambe che correva con protesi fino all'altezza bacino) con cui ho scambiato qualche battuta al 28° regalandomi un momento che non dimenticherò mai nella mia vita.

Poi è arrivato il 30° e l'attraversamento del Tevere per la tratta del ritorno e da questo momento in poi sono cominciate le vere difficoltà:
-il vento si è messo a tirare contro portandomi a consumare molte energie per mantenere una media di 4:40 min/km
-la strada proseguiva con alcuni saliscendi affaticando ancora di più i muscoli già provati
-dal 33°km siamo entrati in città e per tutta la rimanente tratta abbiamo dovuto affrontare i temuti sanpietrini che mi hanno messo veramente in difficoltà

in pratica mi sono ritrovato ad entrare nella fatidica crisi del podista intorno al 40° km. Da quel punto ho ulteriormente rallentato con i piedi doloranti per il contuo martellare sulle dure pietre della pavimentazione romana. A dare il colpo di grazia è stata l'ultima salita intorno al Colosseo che sembrava non terminare mai, in pratica nel giro di 7 km avevo perso circa 2 minuti sulla tabella di marcia (il passaggio dei 35km segnava 2h 52 min e 23 sec). Ma quando ero al 41,700 km mi sono visto affiancare dal palloncino delle 3h e 30' che gridava dietro di se:"forza, andiamo, andiamo". Mi sono detto:"No ca**o sta arrivando il palloncino" e a quel punto ho ritrovato la forza per affrontare quegli ultimi metri sui sanpietrini e tagliare il traguardo prima del fottutissimo palloncino chiudendo in 3 ore 29 minuti e 35 secondi (3h29'07'' Real Time)

Alla fine sono riuscito a raggiungere l'obiettivo che mi ero prefisso fissando quello che ad oggi è il mio personale.

Volendo comunque fare un riassunto di questa Maratona posso dire questo:
- 42km estremamente fisici a causa dei sanpietrini e delle strade non certo scorrevoli
- 42km difficili anche dal punto di vista psicologico perchè l'atmosfera ed i paesaggi non ti aiutano ad affrontare la corsa con giusta motivazione. Il centro cittadino rinfrancherebbe ma la pavimentazione sconnessa non ti da tregua
- un'organizzazione stupenda con ristori sempre all'altezza delle aspettative ed una conduzione di percorso invidiabile. E' difficilissimo riuscire a mantenere sottocontrollo un evento da 15000 persone

domenica 17 febbraio 2008

Porcari 2008

Considerato che di ritorno da questa corsa ho distrutto la mia povera macchinina e che, quasi sicuramente, l'assicurazione non mi riconoscerà più del 50% del danno trattandosi di una stradina di campagna senza segnaletica orizzontale, sarebbe oltremodo comprensibile se facessi una recensione non proprio positiva dell'evento.

Però devo ammettere che nonostante le disavventure e le migliaia di euro che perderò (speriamo di no) sono contento di aver partecipato a questa manifestazione.

Il clima che si respira è eccezionale con migliaia di persone da ogni dove compreso un gruppo podistico della Valle d'Aosta. Appena si raggiunge il punto di partenza non passa certo inosservata la quantità di gente che sosta nei vari stands allestiti per l'occasione. Si può comprare abbigliamento podistico ma non mancano neanche le bancarelle con dolci e sculture fatte a mane ed intarsiate nel legno.

Ahimè non ho molto tempo per fermarmi a guardarle perchè, nonostante i diversi itinerari proposti (si passa da 3 a 25 km) devo rispettare la mia tabella di avvicinamento a Roma che prevede 34 km ad una "media" di 5.00 min/km. Così parto dalla piazza di ritrovo e mi avvio verso la statale da cui provenivo e, con un anello di 4 km torno alla lina di partenza. penso tra me e me in quanto, sommati ai 2 della corsa ed un ulteriore anello da 4 mi porteranno sicuramente in prossimità dell'obiettivo odierno.

A questo punto però parto per i 25 km. Mentre proseguo per le belle strade di campagna continuo a pensare che l'Ermini, per quante buone qualità abbia, non è una macchina di precisione quando si parla di percorsi. Mi aveva accennato qualche giorno prima che la corsa si svolgeva interamente su terreno ed al massimo ci sarebbero stati 500 mt di asfalto. Ancora adesso ringrazio la mia poca fiducia nelle sue scarse capacità memoniche che mi hanno portato ad usare le mizuno anzichè scarpe da trail.

Il percorso è un continuo saliscendi e la fatica si fa sentire non c'è dubbio ma il fiume di gente che trovo lungo la strada non mi porta mai a demordere.

Alcune salite sono veramente impegnative ma i ristori posizionati in modo quanto mai strategico lungo il percorso mi aiutano notevolmente. E proprio a questi ristori voglio dedicare qualche breve riga. Non avevo mai visto un ristoro per cani ma adesso non lo potrò più dire. Accanto ad un tavolone dove alle 8 del mattino (!!!!!!!!) cuocevano uova al bacon vi era un piccolo ristoro con croccantini e altre prelibatezze.

Resto piacevolmente colpito da questo ristoro come anche da quello che ho trovato più avanti con frutta e dolci su cui catapultarsi per riprendere le energie prima del tratto di strata romana che percorre i boschi della zona. Ma sicuramente i due ristori più belli restano quello di Montecarlo e Palazzo Rosso: il primo aveva un'unica specialità ma chiunque ami il benessere in tutte l sue forme non poteva saltare quel tavolone pieno di pane, olio e fagioli (la morte di ogni podista ^_^) mentre il secondo, accanto a della buona cioccolata calda pronta per l'occasione aveva un angolo sicuramente caro agli amanti di bacco con Vin Santo e grappa... non avevo più parole!

Ma la corsa è ancora lunga e, dopo brevissime soste per gustare questo ben di Dio, mi avvio verso la parte conclusiva. Ormai mancavano pochi km e tra me e me dicevo . Ed eccolo lì, quasi fosse un miraggio, superate un paio di curve mi troo davanti agli occhi una caffettiera gigante che fa da introduzione al ristoro a base di cialde, caffè e panna... la tentazione è grande ma la tabella incombe e così, per evitare di passare 10 min dietro un albero per l'effetto caffè passo oltre gustando solo un po' di panna.

Ormai manca veramente poco e non potevo aspettarmi niente di più gradito, un angolo che per quelli come me che amano fotografare ogni cosa, mi è rimasta impressa ed indelebile: una vista mozzafiato sulla valle con il campanile della chiesa di porcari a far da cornice. Anno prossimo come non potrei portare la macchina fotografica?

ed infine sono arrivato alla fine di questa corsa ma non della mia tabella quindi prima di fermarmi mi armo di pazienza e compio un altro anello da 4 km nella piana del paese.

Alla fine saranno 32,400 mt secondo il GPS perchè la corsa era 24,500 mt però la soddisfazione di fare finalmente una corsa con tante salite e discese è incommensurabile.

Certo avrei preferito non concludere la giornata stando tutto il pomeriggio in ospedale dopo il brutto incidente ma l'importante è che possa essere davanti a questo monitor a scrivere e raccontare un'altra bella corsa a cui ho partecipato.