lunedì 15 marzo 2010

Pracchia-Prato

Sono a letto ormai e osservo il soffitto bianco sopra di me. Ma in realtà il
mio sguardo non si sta soffermando su questo muro di mattoni ma sembra
spaziare oltre, utilizzando la superficie monocromatica come uno sfondo sul
quale proiettare delle scene, delle immagini palpabili e reali.

Vedo davanti a me dei binari ed il treno che si allontana. Guardo l'orologio
un po' adombrato e farfuglio parole incomprensibili.

Ma in cielo non c'è una nuvola, il sole sta per fare capolino dalle vette
dei monti e intorno a me c'è un panorama sfumato, di un bianco candido
dovuto alla tanta neve presente.

Sono a Pracchia, il mio collega di viaggio ha perso il treno e ad aspettarmi
c'è solo un tenero gattone che mi guarda con occhioni mansueti cercando una
carezza dall'unico essere umano incontrato.

Non può che uscirmi un lieve sorriso di contentezza per questo istante quasi
idilliaco dove il mio carattere più recondito, quello contemplativo, quello
solitario, può emergere senza bisogno di nascondersi agli occhi del mondo.

Un bel sospirone liberatorio e la mia mano sfiora il Garmin: "Timer
Avviato".

i primi 2,5 km saranno di asfalto in salita, penso tra me e me, ma in realtà
il bitume lo perdo dopo neanche 500 mt perchè comincia la neve e con essa le
prime avvisaglie.

Correre su questo strato ancora basso di neve (10-15 cm) è fattibile ma già
doverosamente impegnativo soprattutto perchè davanti a me non vi è traccia
alcuna di passaggio se non quella di animali in cerca di cibo.

Uno scoiattolo nero mi osserva prima di salire rapidamente su un albero e la
luce comincia a filtrare tra le foglie. Anche il suono dei miei passi è
ovattato dalla neve: una sensazione di piacevole silenzio.

Continuo a salire ma di correre non se ne parla proprio. La neve ha già
raggiunto i 20 cm quando supero una curva e mi trovo uno spettacolo
imponente quanto devastante. Non solo la strada per almeno 150 mt ma anche
il versante della montagna è franato a valle aprendo una voragine tremenda
che poco lascia all'immaginazione sulla violenza del movimento verificatosi.

Credo che a questo punto il 90% dei podisti che conosco sarebbe già tornato
indietro decretando l'uscita come un qualcosa da rifare più avanti, quando
le comodità aiuteranno a superare le difficoltà. Ma ormai chi mi conosce lo
sa: amo in maniera quasi indiscriminata la montagna e lo Spirito trail
quindi ben vengano fuori pista e tratti dove sporcarsi le mani di fango.

E così eccomi ad aprire una strada scalando, è proprio il caso di dirlo, il
versante sopra-frana per raggiungere il crinale e sperare così di poter
aggirare l'ostacolo. In questo mio pioneristico ascendere ho rischiato anche
di rimanere fermo lì tutto il giorno, ma non certo per paura di cadere ma
semplicemente per un cervo che a meno di 2 metri, mi ha guardato dritto
negli occhi per quasi un minuto e, appena ho tirato fuori la macchina
fotografica si è dileguato con una grazia tipica di un abitante dei monti.

Sono rimasto immobile così per un po' e quasi mi sembrava di non respirare
da quanto volevo fermare il tempo ed assaporare quell'incontro così
ravvicinato.

Caspita questa giornata è cominciata veramente alla grande e quasi non
riuscivo ad avvertire la fatica del muoversi nella neve. Ma quest'ultima è
arrivata presto credetemi. Sono bastati altri 500 mt e poi, superato un
ruscello, eccomi a percorrere un muro continuo di neve che variava tra i 30
e i 60 cm. E questo per 22 LUNGHI km.... (se il 90% dei podisti che conosco
si sarebbero ritirati alla vista della frana credo che qui avrei perso una
fetta consistente del restante 10% ^___^ )

che sensazione ho provato durante questo tratto? non saprei spiegarlo
neanche io. Era un misto tra stanchezza (è veramente dura camminare nella
neve alta per 20 e passa km soprattutto se sei te ad aprire la pista),
"disperazione" (intesa come difficoltà evidente ed oggettiva nell'andare
avanti) e gioia (per gli angoli meravigliosi che mi si mostravano)

Alla fine però solo felicità se a questo si aggiunge il fatto che dopo 13 km
il mio compagno di corse mi ha raggiunto e quindi abbiamo potuto
attraversare il resto dei sentieri insieme dividendo quindi fatica ma anche
le gioie del percorso.

E come sono rimasto contento nel leggere, dal suo sguardo, l'ammirazione per
un percorso che non aveva mai fatto e che si è dimostrato così vario e
piacevole.

All'inizio il "33" che sale sale senza sosta fino al passo di piastreta per
incontrare lo "00".
In questo punto il panorama si apre e devi per forza fermarti un attimo a
rimirare la valle disegnata dai profili dei monti.
E poi eccoci qui, sul sentiero GEA (Grande Escursione Appenninica)
attraversando il passo della Collina per poi scendere agli acquiputoli.
Sosta-pranzo e poi via, nuovamente in salita per arrivare al confine
provinciale, finalmente a casa, là dove il Masi ogni anno a Maggio ci
attende con i suoi banchetti. un attimo per respirare l'aria del luogo, il
piacere del ricordo e poi di nuovo in marcia sul "10" direzione Prato lungo
il sentiero del Da Piazza a Piazza fino a Santa Lucia.

Ragazzi, che piacere immenso che si prova a sentirsi a casa, a sentire che i
tuoi piedi battono su terreno conosciuto. Riesci quasi ad avvertire la linfa
vitale degli alberi che ti accompagna durante la tua pedalata e questo ti
permette di assaporare meglio i trememndi km passati ad ansimare sulla neve
fresca pregando che ogni tanto ti dia tregua per sciogliere un po' i
muscoli.

Km e Km di neve, di sentieri, di panorami resteranno sempre impressi nella
mie memoria e ogni tanto, credo proprio, che osservando questo soffitto,
ricorderò con piacere le emozioni che ho avvertito quel giorno.

Pracchia-Prato un percorso che mi regala ogni volta grandi emozioni!

Pracchia-Prato


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